I primi giorni di scuola, tra decine di bambini urlanti, notai un sorriso.
Era un sorriso grande, di quelli che mostrano tutti i denti bianchi. Era un sorriso sincero e dolce.
I suoi occhi erano timidi e riservati, ma la sua bocca evidenziava il suo entusiasmo e quella voglia di stare insieme senza limiti.
Al pomeriggio chiesi a Tommaso chi era quel bambino, gli dissi che mi piaceva e che sarebbe stato bello se fossero diventati amici.
Dopo pochi giorni Tommaso tornò a casa da scuola dicendomi che quel bambino si chiamava Terry, mi raccontò tutto quello che ogni giorno facevano assieme e soprattutto mi disse che loro erano diventati amici.
Alla prima riunione organizzata dalla scuola finalmente conobbi la mamma di Terry.
Capii immediatamente da dove arrivava il sorriso e la dolcezza di quel bambino.
Con la madre non facemmo a tempo a scambiarci i numeri di telefono, fummo troppo impegnate a chiacchierare.
Un paio di mesi fa decisi di scrivere un biglietto alla mamma di Terry con il mio numero di telefono. Lo consegnai a Tommaso che lo consegnò a Terry.
Dopo poche ore dalla fine della scuola ricevetti un suo messaggio.
Finalmente eravamo in contatto!!!!
L’amicizia non conosce diversità
L’amico di Tommaso non si chiama Terry, il suo vero nome è Taremekedzwa.
L’amico di Tommaso proviene da un paese molto lontano che si trova in un continente diverso dal nostro.
L’amico di Tommaso ha la pelle scura come l’ebano.
Tommaso e il suo amico Terry sarebbero perfetti per la pubblicità dei Ringo boys!
La cosa che più mi affascina del vivere all’estero è conoscere nuove culture, incontrare gente che proviene da tutto il mondo, fare amicizia con persone che possono raccontarti com’è la vita dall’altra parte del mondo.
Mi entusiasma il fatto di poter sedere allo stesso tavolo con persone che arrivano dai cinque continenti.
La vita da expat accorcia le distanze e non conosce le diversità, almeno questo vale per me, la mia famiglia e soprattutto i miei figli.
Da quando è iniziata la nostra avventura da espatriati ho sempre spinto i miei figli a fare amicizia con bambini di nazionalità, provenienza e cultura diverse, è inutile girare il mondo se poi frequenti solo italiani!
I miei figli non conoscono il significato della parola “diversità”.
I loro capelli biondi e quegli occhi azzurri hanno attratto tanti sguardi curiosi in Libia, poi in Kuwait ed ora a Riyad.
Loro non hanno mai chiesto: “ma tu da dove vieni?”. In fondo, che cosa importa ad un bambino della provenienza del suo amichetto? Nulla!
L’amicizia non conosce diversità
Purtroppo non è così per tutti.
Per alcuni la diversità è un ostacolo.
Per alcuni il paese da dove provieni fa la differenza.
Per alcuni la cultura, gli usi e i costumi con i quali sei cresciuto fanno la differenza.
Per alcuni il colore della pelle o la lingua che parli, oltre all’inglese, fanno la vera differenza.
Per alcuni esiste il concetto di diversità anche se hai scelto di vivere in giro per il mondo!
A proposito di questo mi viene in mente una fantastica donna che vive nel mio paese, una donna che lo scorso anno ho avuto la fortuna di frequentare e che mi ha insegnato tante cose, anche se lei non lo sa. Una donna che ha deciso di adottare un bambino di colore. Una donna coraggiosa, non perché ha adottato questo bambino, ma perché l’ha fatto in un piccolo paese della pianura padana dove il concetto di diversità spesso è solo un concetto con quale riempirsi la bocca.
Concludo dicendo che gli occhi puri, genuini e autentici dei bambini non vedono la diversità fino a quando non arriva un adulto e gliela sbatte davanti.
Drusilla
Graziella says
Bibbia.
drusilla says
Esagerata!
Chiara expat 2.0 says
Applausi.
drusilla says
Grazie!
mammaalcubo says
Quando siamo noi ad imparare dai bambini… che meraviglia!
drusilla says
Davvero, che meraviglia!
iori stefania says
In molti casi gli adulti dovrebbero proprio imparare dai bambini!!!!Importante e bellissimo quello che hai scritto!!!
Mamma Avvocato says
Bellissimo post.
Sai, leggendolo mi è venuto in mente un discorso che ho avuto con il ricciolino a cena qualche giorno fa. Di punto in bianco, mentre mi raccontava della scuola, ha detto che tra i suoi amici non c’era nessun bimbo “scuro” perchè con loro non si può giocare.
Io sono rimasta basita.
A parte il fatto che in effetti non ci sono bimbi di colore nella sua scuola, quindi non potrebbe neppure volendo, ma tanti bimbi di origine rumena, albanese e marocchina, un peruviano e un polacco e lui va d’accordo e gioca con tutti, non sono riuscita a capire cosa intendesse e, soprattutto, chi gli avesse messo in testa un pensiero simile.
Ho chiesto, insistito, parlato ma nulla, non ne sono venuta a capo.
Anche perchè è da due anni ormai che mi chiede spiegazioni sulla differenza di colore della pelle e dei capelli e che io gli spiego, in parole semplici, concetti come quelli di adattamento all’ambiente, melanina e geni, sottolineando l’uguaglianza oltre alla diversità e lui ha sempre mostrato di aver capito e mai mostrato diffidenze particolari.
Mi ha fatto stare male pensare che, per quanti sforzi si facciano in famiglia, arriva sempre qualcuno o qualcosa che cerca di rovinare la loro spontaneità e “saggezza” infantile.
Ne ho anche parlato con le maestre, vedremo.
drusilla says
Hai ragione, fa star male pensare che noi ci impegnamo per insegnargli concetti importanti e poi arriva un amichetto o chissà chi e smonta tutto il nostro lavoro. Hai fatto bene a parlarne anche con le maestre.
Annamaria says
I bambini non hanno preconcetti. Leonardo ha avuto amici “colorati” e non, stranieri. Ha avuto anche amici disabili e non ha mai notato la loro disabilità. O almeno, l’ha data per normale. Abbiamo avuto bellissime esperienze con bambini stranieri, ma un bimbo tedesco all’asilo era un bullo e la sua vittima preferita è stato proprio Leonardo. E’ stato brutto e faticoso uscirne (ho scritto più di un post sul blog, di questa cosa. Incubi, balbettamenti, ossessioni), visto che la mamma di questo bimbo si credeva perfetta ed era sorda ad ogni seppur minima protesta. Ma a parte lui, Leo ancora oggi è pieno di amici stranieri!
drusilla says
La bellezza dei bambini sta anche nella loro purezza e semplicità.
Sempremamma says
Sono stata in USA 15 giorni, sono rientrata ieri. I primi due giorni Miciomao non giocava con i bimbi perchè diceva che “Non riusciva a comunicare”. L’ho incoraggiato finchè si è buttato e ha capito anche lui che il gioco non ha lingua diversa, ci si capisce, figurati la sfumatura della pelle. Per noi non è un problema, ma un’opportunità conoscere bimbi e famiglie di origini differenti dalla nostra, una ricchezza e di conseguenza lo è anche per Miciomao. E’ stato bellissimo vederlo giocare con chiunque.
drusilla says
Che bello!!!!
szandri says
In un sacco di contesti siamo noi adulti a far indossare gli occhiali del pregiudizio ai bambini. Facciamo loro un torto enorme in questo modo, perché loro non hanno questa malizia. Bellissimo post!