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La moda a Singapore ovvero ho problemi di inserimento‏

19 Giugno 2013 By drusilla 7 Comments

Sapete che ci piace raccogliere le testimonianze delle nostre amiche giramondo. Oggi ospitiamo ancora una volta la nostra Amica Fede. Lei vive in quel di Singapore. Ci parlerà della moda dei Singaporiani ma soprattutto di quanto sia difficile inserirsi in una società come quella di Singapore.
Buona lettura!
“Qualche tempo fa l’amica Mimma mi chiese un post sulla moda qui a Singapore. Sinceramente ci ho pensato sopra a lungo, ma tutto quello che ne ho tirato fuori e’ riassumibile in tre concetti chiave: primo, i Singaporiani vestono complessivamente male, colpa dell’umido, del caldo o della pioggia, non si sa. Secondo, le Singaporiane femmine, seppur malvestite, sfoggiano borse divine. Terzo, i Singaporiani maschi vorrebbero i capelli biondi e ricci, ma se Madre Natura o Gesu’ Bambino ti ha fatto nascere cosi’, forse dovresti accettare la cosa e lasciar perdere, senza buttare via tempo e denaro in maratone dal parrucchiere ad esito negativo scontato. Vorrei tanto allegare foto, ma non ho ancora trovato il coraggio di immortalare uno di questi samurai con i capelli arancioni.
Non ho nient’altro da aggiungere. Siccome per fare un post e’ un po’ pochino, ho deciso, in modo anarchico, di andare completamente fuori tema e analizzare perche’, a sei mesi dal nostro arrivo qui, non solo non mi sono inserita, ma anzi sto cominciando a detestare questa citta’ quasi quanto La Spezia, amena -si fa per dire-cittadina del Levante ligure dove ho trascorso i miei due primi tristissimi anni lavorativi, della serie: cosa non si fa per un posto a tempo indeterminato.

Ho letto in qualche blog che le fasi dell’espatriato sono quattro: il turismo, il rifiuto, la blanda accettazione e l’integrazione. Io mi sono incistata in fase due.
Siamo atterrati qui il 30 dicembre 2012. Gennaio e’ volato in mezzo all’euforia dell’arrivo, alle scatole del trasloco, alla meraviglia di fronte a questo posto che e’ innegabilmente bellissimo. In Febbraio ho spavaldamente iniziato il mio inserimento sociale, peccando di superbia. Io, rude expat proveniente dai deserti kuwaiti, che In meno di due mesi si era fatta amici italiani e stranieri, che cosa vuoi che ci metta a fare lo stesso qui, nella citta’ del Leoni, cosi’ ricca di possibilita’? Appunto.
Mi sono iscritta per prima cosa a Meetup, una specie di social network dove inserisci le tue coordinate, una tua breve descrizione e soprattutto i tuoi interessi e vieni automaticamente invitata a gruppi sull’argomento. Cosi io e il Pidocchio abbiamo iniziato un convulso valzer di incontri, mamme in palestra, musica con i bimbi, mandarino per i treenni, arte creativa, le madri della parrocchia,  incontri ai giardini botanici, singapore per i bimbi ecc. ecc. ecc. Boh. Ho incrociato decine e decine di madri, estorto qualche numero di telefono, riviste un paio, amica amica con nessuna. Insomma, quella scintilla che scatta quando una persona ti piace non si e’ mai accesa. Che non esista una simil Dru o una simil Mimma o una simil Manu qui? Ci sono cinque milioni di abitanti…Ad ogni modo per fine Marzo avevamo almeno raggiunto una routine settimanale, smettendo di saltellare qua e la’ . Frequentare sempre gli stessi due o tre gruppi e’ la chiave del successo.
Poi una mattina mi son svegliato e ho trovato l’invasor. Dal 6 aprile al 20 maggio abbiamo avuto sempre gente per casa. In Kuwait, cazzo, esclusi i familiari stretti, non e’ mai venuto nessuno.
Abbiamo iniziato con mia mamma, santa donna, che si e’ sobbarcata 13 ore di volo in economy a 72 anni per vedere il nipote (“di te mi interessa meno”, parole sue). Vuoi mica continuare ad andare a ginnastica, arte creativa, musica, mandarino quando il Pidocchio adora stare con la nonna? vabbe’, cosa sara’ mai una pausa di tre settimane. La nonna riparte in un clima da tragedia greca il giovedi sera, il venerdi mattina arrivano- sorpresa sorpresa- con tre giorni di anticipo, amici del marito prole-muniti, con figlio minore febbricitante e svomitazzante dopo aver contratto qualche strana malattia tropicale in un’ isola vicina. Vabbe’ poverini, cosi’ il Pidocchio recupera in fretta il trauma emotivo dovuto alla partenza della nonna giocando con i bimbi. E non vorrai certo continuare a fare quello che fai sempre, gli amici vanno portati in giro per la citta’, che hai da fare tutto il giorno tu che non lavori? che importa se ai Giardini Botanici sei gia’ stata sei volte?
L’allegra famiglia riparte dieci giorni dopo, di domenica, e il lunedi arriva un mio ex collega. Stesso film. Si fossero messi tutti d’accordo per far combaciare le date non ci sarebbero mai riusciti. Per caso vuoi visitare i fottutissimi Giardini Botanici? e sette…
A fine maggio, finalmente soli, io e il Pidocchio riprendiamo i nostri incontri. Nel frattempo scopriamo che nel gruppo della palestra le mamme sono state sostituite dalle nanny filippine (e la nanny filippina non parla con la madame bianca, qui un po’ di onesto clima coloniale c’e’ ancora, perbacco!) e che il gruppo di arte sta in un giardino diventato zona rossa per la Dengue, febbre emorragica tropicale endemica da queste parti, cosi il marito expat dice: cambiate aria. Fortuna che al giovedi e’ rimasto il gruppetto nell’ oratorio protestante, dove il Pidocchio, con abilita’ impagabile, contrae la mononucleosi in forma decisamente virulenta. Forse e’ Nostro Signore che ci castiga per non essere andati all’ oratorio cattolico.
Sto chiusa in casa dal 22 di maggio. La mia vita sociale, gia’ prima di scadente qualita’, si e’ ridotta a zero. In tre settimane ho scambiato due messaggi e una telefonata con una ragazza italiana conosciuta da poco, e che mi ha suggerito un viaggio a Fatima.  Vivo con il cellulare in mano a cui ho tolto la suoneria, cosi’ posso chattare abilmente con le amiche kuwaite in piena cena senza che il marito expat si innervosisca. Conosco a memoria le battute di peppa pig, trenino thomas, teletubbies e la foresta dei sogni, in italiano e in inglese. L’ altro pomeriggio fissavo il panorama e mi sembrava di scorgere somiglianze tra la collinetta di fronte e il promontorio di Portofino. Ho rivisto due volte Apocalipse Now con occhi diversi.
Il suddetto marito expat, nel frattempo, si e’ integrato benissimo, e’ passato al lato oscuro della forza trasformandosi in manager coreano, per la serie ora vi faccio vedere io come lavora un italiano.
Tra un mesetto io e il Pidocchio ce ne torniamo in italia. Papa’ non si sa, i manager coreani non fanno le ferie. Al primo pirla che mi dice: bella la vita da expat eh? sempre in vacanza! non rispondo neppure, mi limito a fratturargli il naso con una testata, modello Bruce Willis.
Tuttavia voglio lasciarvi con un messaggio di speranza. Punto tutto su Settembre, un nuovo inizio, diamo una seconda possibilita’ a questa citta’ e ai suoi operosi abitanti. Quest’ anno riproveremo a mandare il Pidocchio all’ asilo. Ne ho visionati diciotto, ma avrei potuto fare di piu’, credo che qui ce ne siano cinquemila. Fossimo stati a Genova l’avrei mandato a quello dietro casa, ma noi siamo expat, quindi e’ stata una scelta ponderata. Un giorno, se le amiche redattrici mi ospiteranno ancora, vi scrivero’ un post sul sistema scolastico locale.
Lo scorso anno i
n Kuwait l’asilo non aveva funzionato, il Pidocchio piangeva troppo, e io che non sono mamma tigre, ma mamma mollacciona sostenitrice del noto adagio “c’e’ tutta la vita per piangere, se anche non inizia a due anni  e’ meglio” l’ho ritirato dopo una settimana.  Ma quest’anno ce lo mando a martellate. Il che significa tre ore libere tutte le mattine, incredibile, posso studiare inglese, aprire un libro di medicina, farmi le unghie, andare a zumba-pilates-yoga-tango, quindi conoscere gente, insomma dedicarmi alla nobile arte del cazzeggio: metti mai trovo pure il tempo di farmi un amante- rigorosamente cinese, biondo e con la permanente.
Federica”

Filed Under: Singapore

Comments

  1. Graziella Pezzetta says

    19 Giugno 2013 at 10:55

    ho le lacrime dal ridere! immagino tu abbia le lacrime dal nervoso! 😀 favolosa!

    Rispondi
  2. Anonymous says

    19 Giugno 2013 at 11:07

    Sto parecchio provata, cara Graziella…ora abbiamo incominciato ad uscire, ma evito bambini come la peste, ho il terrore che si riammali. Fino alla fuga in Italia vale il motto ” meglio soli che malati”, e all’ inferno la socializzazione

    Rispondi
  3. MammaInOriente says

    19 Giugno 2013 at 11:28

    Come capisco…in Oriente non è sempre facile! Io in Cina mi ero trovata bene dal punto di vista sociale, qui in Thailandia invece è dura.. Forse perché con un bimbo di un anno e mezzo sempre con te, il caldo e la minaccia della Dengue che ti fa stare chiusa in casa non è proprio facile! Hai tutta la mia comprensione..

    Rispondi
  4. mammapiky says

    19 Giugno 2013 at 12:36

    A settembre andrà meglio, la pausa estiva e’ rigenerante!!!

    Rispondi
  5. Anonymous says

    19 Giugno 2013 at 13:29

    Ci conto!
    Ah, notizia dell’ ultima ora: la citta’ e’ invasa da una nebbia fatta di fumo-smog che arriva direttamente dall’ indonesia, dove hanno deciso di bruciare qualche foresta, cosi, tanto per far spazio alle coltivazioni…il Governo consiglia di stare in casa. Decisamente non e’ un paese per vecchi (forse neppure per giovani!)

    Rispondi
  6. Valentina says

    19 Giugno 2013 at 14:44

    Federica ti stimo molto ma devo dirti che le testate non sono la soluzione…svengono subito e soffrono troppo poco! Mai pensato di spezzargli tutte le ditine ad una ad una?

    Rispondi
  7. Emanuela says

    19 Giugno 2013 at 22:19

    Anonimo Cinese, se non ci fossi bisognerebbe inventarti!
    Il Kuwait piange ogni giorno la tua “perdita!!!!!!
    Se ti puo’ consolare, oggi per sfogarmi dall’arrabbiatura della tu ben sai casa, ho passato 2 ore tra chiodi, martelli, viti, tasselli a montare 2 scarpiere di Ikea…..alla fine nonostante i nani che tentavano di nascondermi i 100000 pezzi che le compongono….HO VINTO IO!!!
    Resisti e fatti una bevuta tu che pui!!!!
    Manu

    Rispondi

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