Settimana scorsa ho partecipato a uno dei tanti workshop che la mia scuola organizza per i genitori. L’obbiettivo è renderci partecipe dei metodi che usano a scuola e di fornici gli strumenti per relazionarci con i nostri figli.
Questa volta il tema mi interessava particolarmente: Growth Mindset.
Ricordavo di aver letto di questo argomento tempo fa sul blog della mia amica Fabiana “Mammafaraway”.
Sono stata molto attratta dal contenuto dell’invito al workshop, che più o meno diceva così:
” Con Growth Mindset ci si riferisce alla convinzione che si possa migliorare l’intelligenza, l’abilità e le prestazioni di ognuno di noi, perché questi non sono concetti fissi.
Pertanto, se aiutiamo i bambini a sviluppare una mentalità di crescita, possiamo aiutarli a imparare in modo più efficace ed efficiente, consentendo loro di prosperare come individui.
Lavorare con i principi del Growth Mindset comporta diversi aspetti positivi per i nostri studenti : gli alunni cercano feedback, perseverano e sono più resilienti, affrontano meglio i cambiamenti e le transizioni; diventano meglio equipaggiati per autoregolarsi; acquisiscono una migliore autostima e livelli più alti di coinvolgimento ecc.
Questo workshop mira a fornire un equilibrio di informazioni e strategie pratiche per i genitori da utilizzare a casa per sostenere i propri figli”.
Ovviamente dopo un tale preambolo non potevo certo perderlo.
E ora posso dirlo ho fatto benissimo!
Il corso è stato tenuto da un insegnante e da una mamma della scuola, che di mestiere fa la terapista.
Prima di tutto ho imparato cos’è il Mindset.
Con questa espressione si vuole fare riferimento, in generale, a tutto quell’insieme di condizionamenti e di credenze che la nostra mente ha assimilato durante la vita. Questo atteggiamento mentale abituale caratterizza le nostre modalità di reagire e agire in determinate circostanze. In un certo senso possiamo definire il mindset come il nostro comportamento abituale di fronte alle situazioni che ci si presentano.
Ad esempio, se un soggetto è convinto di non saper parlare in pubblico, probabilmente tenderà ad evitare le occasioni durante le quali sia necessario mostrare le proprie capacità davanti agli altri. Questo ne determina una generale insicurezza, che se non viene affrontata si radicherà sempre più a fondo nella sua mente, inducendolo alla rinuncia e alla resa per la paura di sbagliare.
Growth Mindset scardina questo preconcetto.
La più famosa sostenitrice di questo principio è Carol Dweck.
Troverete innumerevoli libri suoi e soprattrutto tantissimi video che vi consiglio di correrere a vedere perché è impossibile per me potervi esprimere in maniera corretta e nello spazio di un post la potenza dei concetti di questo pensiero “Growth Mindset”.
Man mano che ci venivano illustrati i concetti e mostrati i video mi sentivo invadere da una certa euforia.
Ho sempre creduto nella forza del credere di potersi migliorare, di farsi ispirare da quelli meglio di noi, che la determinazione e l’impegno potevano ridurre tanti gap tra me e i “geni”.
Sempre.
Anche se sono cresciuta circondata da molti preconcetti tipo che “se nasci tondo non puoi morire quadrato” non mi sono mai arresa a certe cose e la vita qui all’estero, in un paese come Kuwait ha ancora di più rafforzato le mie convinzioni.
Una della mie citazioni preferite da sempre è che “l’esperienza è il nome che diamo ai nostri errori” di Oscar Wilde, ho sempre pensato che gli errori, i fallimenti facessero parte del mio percorso, che dovevo concentrarmi sulla strategia e capire da quello cosa avevo sbagliato e non perdere tempo a commiserarmi.
All’università non ho passato sempre con facilità gli esami, ma anziché abbattermi alla sessione successiva ne portavo due. Quello fallito e quello nuovo, perché avevo capito l’errore.
Anche sul lavoro sono partita dal gradino più basso, accettando “lavori” non sempre in linea con il mio curriculum ma convinta che tutto mi serviva e potessi crescere.
Sedermi a un workshop e avere tutto codificato e spurgato per bene è un’altra cosa.
Scoprire che nella scuola di mia figlia si applicano questi principi l’ho adorato.
Senza contare che avere dentro di me certe convinzioni non significa che io sia in grado di spiegarle e trasferirle a un bambino.
“When Students believe they can get smarter, they understand that effort make them stronger. Therefore they put in extra time and effort, and that leads ho higher achievement”.
Uno dei principi cardini è proprio questo “Se credi che la tua intelligenza può crescere ti comporti diversamente”.
Come possiamo allora inculcare questa mentalità ai nostri figli?
Insegnargli il valore dell’impegno, del challenge, del focus e del NON ANCORA?
Prima di tutto ricordiamoci il potere del self reflection , loro imparano dalle nostre reazioni e azioni più che da qualsiasi altra cosa. Quindi riflettiamo molto sui messaggi che mandiamo CON I NOSTRI COMPORTAMENTI e con le nostre reazioni ai fatti della vita.
Mio padre mi ha insegnato molto con il suo comportamento l’importanza del duro lavoro, della resilenza, a rialzarmi dopo grandi delusioni a imparare da quelli migliori e ho un marito che non smette mai di mettersi alla prova, di studiare tantissimo.
Nel corso ci hanno dato una piccola dispensa con esercizi, informazioni e oggi provo a sintetizzarvi i principi da cui iniziare a partire per capire:
- CAMBIA LA TUA ATTITUDINE VERSO I FALLIMENTI E GLI ERRORI
Parla dell’errore, di cosa hai imparato e delle strategie . Celebra l’errore come una parte del processo di apprendimento. - LODA L’IMPEGNO NON L’ABILITA’
Sembra banale ma dobbiamo lodare l’impegno, il lavoro duro, la determinazione, la volontà di misurarsi con qualcosa di challenge, se hanno imparato dagli errori e non se sono “geni” o “furbi” o il “10 in pagella”. - MOSTRA SEMPRE AMORE INCONDIZIONATO
Facciamo in modo che loro sentano questo amore incondizionato, anche se sbagliano, questo li aiuterà molto a mettersi in gioco e limiterà i danni dell’ansia da prestazione . - RIFLETTERE SULLO SCENARIO PEGGIORE
Ogni qualvolta vostro figlio dovrà affrontare una nuova prova, sedetevi con lui e provate a chiedergli “se tutto va male, secondo te qual’è la cosa peggiore che può succedere??”.
Giada aveva molta paura di misurarsi con una vasca di 50 m anziché di 25 m.
Paura sul serio, ne abbiamo parlato, riso. L’ho rassicurata che per era solo una bellissima esperienza per lei, che alla peggio si sarebbe solo stancata di più, che non andavamo li per farne una nuotatrice ma solo per vivere una nuova cosa.
Lei dopo mi ha ringraziato, anzi mi ha detto che era più facile di quello che immaginava. - AIUTARLI A FOCALIZZARSI SULLE SOLUZIONI
Discutete sulle azioni, sulle conseguenze e su come potevano essere evitate.
Domandate “secondo te cosa è andato male??” “cosa si può fare per prevenire questo errore”?. - PARLARE DEL SUCCESSO CHE SI OTTIENE ATTRAVERSO I FALLIMENTI
Spiegategli che quando vedi persone di successo, vedi solo la punta dell’iceberg , tu non vedi cosa c’è sotto l’acqua, il sacrificio, gli errori, la disciplina, la persistenza…etc.
Ripeto non sono in grado dopo solo un workshop di elevarmi a esperta.
In questi giorni continuo a guardare video, leggo.
Vi esorto a fare lo stesso.
In un epoca in cui la competizione è sempre più difficile, in un mondo così complicato, in cui ci vogliono tutti di successo, credo sia davvero importante saper trasmettere ai nostri figli il valore dell’errore, del fallimento, che è inevitabile, il valore dell’impegno, del sacrificio, ma soprattutto DEL NON ANCORA.
Perché davvero noi siamo materia malleabile, basta fare pratica, studiare, focalizzarci e persistere.
Esistono tanti libri anche di semplice narrativa, film, mille modi in cui trasmettere questi messaggi.
Il più importante però restiamo noi e il nostro esempio.
Mimma
Mamma Avvocato says
Un post davvero interessante, di cui ho apprezzato ogni singola parola e da cui voglio prendere spunto. Grazie Mimma!
Io ho sempre visto l’atteggiamento di cui parli in campioni sportivi, in effetti, come emerge dalle loro biografie o autobiografie ed è anche per questo che adoro leggerle.
Purtroppo, poi, nella vita quotidiana spessi ci si dimentica dei preziosi punti che hai esposto ma è un errore.
E che dire dell’esempio? Non c’è davvero miglior maestro!
Mi piacerebbe molto che gli insegnanti del ricciolino conoscessero e mettessero in pratica questi concetti.
Forse in realtà lo fanno anche, solo che non c’è un dialogo con i genitori che consenta di coglierlo, figuriamoci incontri appositi.
Questo è un aspetto che manca prorpio nella scuola italiana. Peccato davvero.
drusilla says
Brava, hai scritto una grande verità: “questo aspetto manca proprio nella scuola italiana”. Proprio in questi giorni sto riflettendo sulla nostra prima esperienza nella scuola pubblica italiana ed ho notato che purtroppo tante cose sono rimaste ferme ai miei tempi, il metodo di insegnamento è cambiato poco.
Priscilla says
Stupendo post e non posso che sostenere quello che hai scritto al 100%. Da piccola mi hanno sempre detto che ho una scarsa manualità ed io ci credo ancora, nonostante a conti fatti poi non sempre sembra essere vero.
Rimprovero sempre chi dice davanti ai bambini che “non sono portati per…”. E’ come bloccarli ancora prima di partire.