Sono stesa qui nel letto.
Ferma, con gli occhi sbarrati, trattengo il respiro.
Giada é nel lettino accanto.
Mio marito é crollato. Saranno almeno ventiquattro ore che non dorme.
Io ancora non ci riesco. Ho la testa che mi scoppia, il cuore che batte a mille.
L’adrenalina che mi divora.
Che ne sarà di noi?
Sento una rabbia fortissima, un senso di ingiustizia, mi sembra di avere il reflusso, perché queste emozioni fortissime mi tornano su, impedendomi quasi di respirare, sono un rigurgito acido, fastidioso e doloroso.
Elena, ci ha aspettato sveglia. Siamo arrivati a mezzanotte passata. Non l’ho l’abbracciata, per paura e rispetto.
Lei invece l’ha fatto e anche suo marito. Ho fatto fatica a non piangere li davanti a loro.
Quell’abbraccio é stato come una carezza. Un balsamo.
Quando a Venezia ci hanno detto che non potevano imbarcarci per rientrare in Kuwait e che potevano lasciarci solo a Doha, ho detto al marito “fai il biglietto per Dubai lí c’é Elena”.
Abbiamo un amico.
Mio marito mi ha dato ragione.
Mai come in queste ultime ore abbiamo dovuto prendere decisioni in fretta, trovare soluzioni.
Non c’é tempo di discutere, occorre essere squadra. Ci siamo aggrappati l’uno all’altra.
Quando ieri ho visto Drusilla, continuavo a dirle, avevo ragione, non dovevamo partire, dobbiamo rientrare.
Non mi sono goduta nemmeno un secondo le nostre ventiquattro ore in Italia.
Anche se avevo dei dubbi sulla partenza la realtá ha superato ogni mia più grande paura.
Pensavo che il piú grosso rischio sarebbe stato una quarantena.
In queste ventiquattro ore i numeri sono cresciuti, ma siamo intorno a un centinaio .
Quello che é cresciuto in maniera impressionante sono le reazioni intorno a questo virus, di cui sentiamo parlare da mesi, ma solo ora che é scoppiato in Italia, con una campagna di informazioni che ha fatto effetto megafono, sembra essere pericoloso.
E’ partita una forte campagna di caccia a chi é italiano e sta in Italia.
A nulla è valso cancellare tutte le vacanze, cercare un nuovo biglietto, correre a restituire la macchina.
Abbiamo corso come matti, ma non è stato sufficiente. Siamo stati sbattuti fuori di casa.
Senza se e senza ma.
In aeroporto Giada si é seduta su una sedia, in silenzio, teneva d’occhio le valige.
Aspettava delle risposte, delle spiegazioni, che non sapevamo darle. Noi stessi siamo stati travolti.
Io e mio marito cercavamo soluzioni, con la sensazione di essere ricorsi da qualcosa più grande di noi. Lui ha passato un po’ di tempo tra check in e biglietterie, io mi sono messa a cercare una sistemazione per dormire.
Elena si é subito offerta di ospitarci, mentre parlavo con lei mi tremava la voce, continuavo a dirle “sei sicura” perché improvvisamente sembravamo gli appestati.
Alcune persone della chat degli italiani in Kuwait hanno subito accolto con favore questa decisone di chiusura dei bordi per gli italiani , non rendendosi conto delle incredibili ripercussioni.
Mi sono tolta immediatamente da quella chat che io stessa avevo creato.
Avevo giá troppi problemi.
Non sentirmi protetta dalle istituzioni, non poter tornare in quella che considero casa, non potevo perdere tempo a spiegare a chi avrebbe dovuto capire quanto quelle parole mi facevano male.
Ora eccoci a casa di Elena, abbiamo accettato anche per Giada.
Ha dovuto rinunciare alla sua vacanza in montagna, ma sopratutto a tornare a casa sua, tra le sue cose, le sembra una cosa impossibile da capire.
Almeno qualche ora serena tra persone amiche le faranno bene.
Da domani ci trasferiamo in una casa che abbiamo affittato per quindici giorni, sperando che bastino.
Non vogliamo mettere in difficoltà Elena, anche con le chiacchiere tra i suoi conoscenti per aver ospitato qualcuno che é stato in Italia.
Abbiamo chiamato tutti, Ambasciata, datore di lavoro, nessuno ci ha saputo dare indicazione.
Non abbiamo speranze secondo loro. Aspettate.
Ma la veritá che nessuno ci ha provato, nemmeno un po’ a intercedere per noi.
Abbiamo pensato pure di fare il giro dell’oca, volare su un paese europeo. Da li provare a rientrare in Kuwait, altri lo stanno facendo o ci stanno pensando. Ma siamo due persone che rispettano sempre le regole, poi con una bambina piccola, non vogliamo correre rischi di essere mandati chissà dove.
Per soli 24 ore in Italia, siamo stati abbandonati al nostro destino.
Poco importa che eravamo lontani dal focolaio.
Poco importa essere pronti a farsi testare, isolare, fare una quarantena.
Ho mille domande.
Perché i cittadini che sono stati anche più lungo possono rientrare e i residenti che lavarono e producono da tempo li no?
Perché chiudono solo all’Italia.
Sará colpa della nostra informazione sensazionalistica?
Sará colpa che all’estero ormai non contiamo più nulla.
Ma davvero nessuno può aiutarci o almeno provarci.
Mi sento cosí arrabbiata. Incredula.
E’ impossibile riuscire a dormire.
Guardo Giada e mio marito e mi rincuora pensare che almeno siamo insieme.
Credo che non dimenticherò mai questa notte.
Sento che da oggi tutto cambierà.
Qualcosa dentro di me si é spezzato.
Questa cosa é troppo grave.
Ventiquattro ore in Italia .
Avessi visto almeno i miei che non vedo da agosto, invece mi trovavo in montagna, che nemmeno amo.
Ora provo a chiudere gli occhi, mio marito si muove, ovviamente il suo é un sonno agitato.
Domani ci trasferiamo in un appartamento a Dubai.
Speriamo davvero che aprano presto i confini per noi, speriamo che domani la casa che abbiamo scelto non sia troppo triste.
Abbiamo solo vestiti pensanti.
Oggi i miei piedi bollivano nelle timberlan .
Elena ha prestato a me e Giada qualcosa.
Mio marito si arrangerá.
Dai non puo’ durare cosi a lungo questa situazione.
Cerca di non essere negativa, mi dico.
Si dai finirà presto e io tornerò a casa mia, tra le mie cose e queste ore saranno un ricordo.
Ci rideremo su.
Sicuramente rideremo di tutta questa mia paura, ansia, rabbia.
Rideremo di noi , di Elena che mi ha dovuto prestare le mutande, dimenticate in albergo a Ortisei.
Tra poco tutto tornerà normale, lo dicono tutti, devo crederci..
Torneremo a casa.
Ora dormo lo giuro.
Mimma
Carla Piazza says
Allucinante tutto questo per 24 ore in Italia, che poi perché chiudere ai residenti e lasciare aperti ai cittadini? Persavano che i cittadini fossero immuni? Oppure che provenendo da un’altra città in Europa non fosse possibile importare il virus? Non trovo parole per esprimere l’assurdità di quello che avete passato.
Eli says
Sapendo come è andata a finire, questo tuo emozionante racconto ha un sapore amaro. È proprio vero che una cosa cosa così piccola ha inginocchiato il mondo, facendo sentire tutti noi impotenti contro la morte o la malattia. Sono felice di sapere che siate tutti insieme. Spero che presto tu possa tornare a riprenderti tutto nella tua casa e possiate iniziare una nuova vita. Insieme.
Un abbraccio grande
Giulia Acquisti says
che dire….sempre una stretta al cuore rileggere e ripensare a quelle 24h! Un abbraccio! Giulia