Il mio Natale è stato un mezzo disastro.
Il pomeriggio del 22 dicembre ricevo la chiamata di mia sorella che annunciava il suo arrivo assieme a quello della mia nipotina. Dovevano arrivare a Canneto, il paesello dove vive mia madre. Pochi istanti dopo la sua telefonata squilla il telefono di mia madre, era ancora mia sorella. “Non scendo, siamo stati a contatto con un positivo.”
Sconforto
Rabbia
Delusione
Tristezza
Tutti i nostri piani per un Natale assieme erano saltati.
Close contact. Positivo. Covid.
Che ansia queste parole.
Erano mesi che aspettavo quel momento. Settimane che sognavo di trascorrere un po’ di tempo con la mia nipotina. Tra una videochiamata e una telefonata avevamo programmato tutto: scambio dei regali, menu’ della Vigilia, giochi da fare con i figli.
“Festeggeremo il nostro Natale più avanti. L’importante e’ che stiate tutti bene!”
Questa non era la prima volta che il nostro Natale veniva festeggiato in un giorno diverso dal 25 dicembre.
E così la vera Vigilia di Natale per me è stata il 5 gennaio.
La sera in cui finalmente eravamo tutti attorno alla stessa tavola: mia sorella, mia madre, mio cognato, i miei figli e la mia nipotina. Lei mi chiama “Zia Billa” ed io mi sciolgo.
“Zia Billa corriamo insieme.” Ed io inizio a correre in modo goffo.
“Zia Billa, un’altra volta”, perche’ lei non usa la parola “ancora” ma un’altra volta.
“Zia Billa io vengo a dormire nel tuo letto”. Ed io che non ho mai permesso ai miei figli di dormire nel mio letto, cedo e la porto nel lettone.
Essere zia e’ lasciarsi andare a coccole e regali, quelli che non puoi concedere ai tuoi figli altrimenti li vizi troppo.
Essere zia e’ puro divertimento e amore.
Essere zia e’ trasformare brevi momenti insieme in ricordi infiniti.
Essere zia e’ meravigliarsi, sorprendersi, incantarsi, stupirsi. Insomma, essere zia e’ qualcosa di cosi’ speciale ed unico che non si trovano le parole per descriverlo.
Abbiamo preparato tutti insieme una pizza con la mozzarella senza lattosio, tonno e cipolle. Poi abbiamo brindato con una birra Ichnusa. E infine, abbiamo chiacchierato, spettegolato e riso tanto.
Il nostro Natale è arrivato in ritardo.
La mattina del 6 gennaio non è arrivata la Befana, e nemmeno Babbo Natale.
Non ci sono stati regali, solo tanto affetto.
Nessuna canzone di Michael Buble in sottofondo, ma tante chiacchiere.
Sulla nostra tavola gli immancabili crostini al salmone e gli agnolini in brodo, tutto secondo tradizione. Poi un semplice arrosto con le verdure e un fantastico panettone artigianale con le gocce di cioccolato.
Il mio Natale è stato differente. Tutto è andato diversamente da come l’avevo immaginato e programmato. Ma forse è stato speciale proprio per questo motivo!
Quando siete felici, fateci caso.
Drusilla
Stefania says
Si veramente meraviglioso avervi qui tutti
Selene says
Davvero una delusione e rabbia quando abbiamo saputo del contatto positivo e qualcuno ( mio marito) lo può testimoniare. Ilaria continuava a chiedermi “quando andiamo dalla nonna e dai nonni?” e io che non sapevo bene cosa rispondere….?! Ma speravo e ci credevo con tutte le mie energie al fatto che ci saremmo viste e avremmo festeggiato qualche giorno insieme. E così è stato!!! Finalmente il giorno è arrivato!!! Meraviglioso passare qualche giorno in compagnia e la ilarietta ti adora cara zietta!!! Con il covid ho capito che l’ importante non è festeggiare il giorno esatto Vigilia o Natale che sia ma FESTEGGIARE ed essere felice quando ci si vede. (È già il secondo Natale che festeggiamo da soli, vedremo il terzo..ahahah).