Ci piace ospitare amici, ci piace ospitare belle storie. Emozioni. Oggi nostra ospite è una giovane donna, che io conosco sin da quando era piccola piccola. Tra l’altro lei è l’ideatrice del nostro sito web. Ma oggi lei vuole raccontarci una bellissima esperienza, che io ho seguito con affetto e trepidazione su facebook, che mi ha colpito e poi emozionato ed è per questo che poi le ho detto: “Ti prego scrivi un post per noi!”.
Ecco a voi Claudia.
La maratona di Ginevra
“Se vuoi correre un miglio, corri un miglio, ma se vuoi vivere un’altra vita, corri una maratona”, diceva Emil Zatopek. Ed è sempre stata una di quelle frasi che risuonano in testa, così, quasi sbadatamente, a cui in fondo non dai mai troppo peso perché “Chi, io? Una maratona? Correre? Mica sono Forrest Gump e nemmeno Pietro Mennea”.
Eppure, la vita è così. Strana, forse. Ma sicuramente imprevedibile. E capita che a quella bambina con i capelli ricciolotti piaccia il calcio, prima, poi il basket, poi l’atletica, poi il calcio a 5. L’agonismo, la sfida, l’impegno, l’allenamento, la tensione, gli ostacoli, le vittorie, le sconfitte, che scandiscono parti di vita e che, profondamente, dicono chi sei.
Poi, gli impegni di lavoro cominciano a essere tanti, le ore seduta al computer anche e così, con un paio di scarpette ai piedi e l’ottima compagnia di una maratoneta, che è stata la mia guida e il mio “coach” in questa lunga avventura, il running entra nella mia vita.
Un passo dopo l’altro, corsette sbadate a fine giornata, e poi, la folgorazione: la prima volta che ho visto il traguardo di una maratona ho detto subito “Voglio farlo anche io, prima o poi lo farò”.
L’atmosfera che crea lo sport, quell’aria così concentrata di sfida e gioia, di sofferenza e vittorie, di ostacoli e rivincite, in manifestazioni in cui ognuno si mette (chi più o chi meno) duramente alla prova è davvero una cosa emozionante. E devo aver ripetuto quel “Prima o poi lo farò” troppe volte, penso: così, mentre tutti a Natale scartavano felpe, borse e sciarpe, che poi alla fine finiscono tutte nell’armadio una sull’altra, a me arriva un pettorale per correre, a maggio, la mezza maratona di Ginevra.
Ora non si scherza più, perché per gioire veramente la felicità bisogna costruirla, impegnarsi per raggiungerla. Passo dopo passo, quattro lunghi mesi di allenamento, dedizione, i primi 10 chilometri, la prima ora e mezza, le prime due ore, i primi 16 chilometri.
Ed è una strada lunga quella che ti aiuta a capire meglio te stesso, tra quei giorni in cui è tutto facile e quelli in cui “oggi proprio no”, tra quelli in cui ti sembra troppo difficile e vorresti mollare tutto e quelli in cui vorresti correre la gara l’indomani. Poi quel giorno arriva sul serio, e ritirarsi non è mai un’opzione possibile. Pensi a tutto quello che hai affrontato fino ad allora, e ti sembra addirittura bello. Ma il bello deve ancora venire: in mezzo ad un fiume di gente che passa il via di Chene-Bourg ci sei anche tu, incurante della pioggia che vien giù a secchiate, incurante di quanto il centro di Ginevra sia lontano, perché niente può disturbare quel momento in cui stai vivendo l’altra tua vita e ti godi quella degli altri. Di chi ha impeccabilmente abbinato le scarpe, ai calzini, alla mini-canotta e anche al porta iPhone sul braccio, come di chi sta per correre con una tuta anni ’80, come della signora con cappellino e rughe già in viso, come di chi sta per correre con un paio di ciabatte Crocs ai piedi, incurante del maltempo. Già, che poi questi maratoneti sono tutti pazzi. C’è pazzia anche negli opposti, tra quelli che seguono alla lettera un programma di allenamento perché dove si fermerà il cronometro è importante, così come di quelli che anche camminare è una bella opzione, perché l’importante è arrivare.
E l’ultimo è sempre quello che è rimasto a casa sul divano.
C’è gioia in queste grandi manifestazioni, la gioia di mettersi in gioco e condividere esperienze, sport e anche difficoltà con chi sta seguendo lo stesso percorso. Perché tutti quelli che sono al via hanno una storia, e sono proprio quelle storie a portarli al traguardo. C’è chi a poche centinaia di metri dalla fine prende il proprio bimbo sulle spalle e corre così fino all’arrivo, c’è chi rallenta per dare forza a chi quegli ultimi passi sta faticando da morire, c’è chi ha qualcuno di importante cui dedicare “l’impresa”, c’è chi semplicemente si gode quel momento in cui per tutti sei “Sùper”, detto alla francese, o “Campeona”, alla spagnola. Perché quando corri capita di sentirti pesante e inadeguato, ma non pensi mai a quanti nella vita non avranno mai il coraggio di mettersi alla prova. E tu, che ci hai provato, sei davvero “Sùper”. Anche per chi ha finito quella buona mezz’ora prima di te, che ritirandosi ti vede in difficoltà, perché gli ultimi tre chilometri si fanno sentire e sembrano interminabili, e ti regala un sorriso invitando a stringere i denti e per tutti quei bimbi vicino alle transenne, che mentre aspettano che passi il Papi o la Mami saltano pieni di gioia se gli fai un “batticinque” come se fossi un atleta olimpico.
Così, la storia che ho portato al traguardo è stata semplicemente questa: 21km, due ore e mezza e, per dirla alla francese, voilà: la mia prima mezza maratona.
L’allenamento, la disciplina, il sacrificio di quattro mesi è tutto qui, nell’urlo liberatorio e nelle lacrime trattenute a stento all’arrivo e in una medaglia, che pesa tanto tanto.
Per tutto quello che ho imparato ed ho riscoperto in questi mesi: che la strada che hai davanti è più importante di quella che lasci dietro di te, che non c’è niente che non si possa raggiungere con la dedizione, e che quando pensi di aver dato tutto ti sbagli. Hai ancora un cuore grande da mettere in campo. E che poi alla fine siamo tutti uguali, però superare gente figa e smilza regala una bella soddisfazione.
Correre aiuta a ritrovare se stessi, e credetemi: non saprete mai davvero chi siete finché non vi sarete messi davvero alla prova in quello che avete sempre creduto impossibile per voi.
Io l’ho scoperto con la mia prima mezza maratona, e ora… Non vedo l’ora di ripartire.
E voi, in cosa volete mettervi alla prova domani?
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